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Il pensiero greco introduce nella cultura occidentale il concetto che la città costruita forma e riflette la società: la città ideale regolare e ordinata si sviluppa e prospera nella democrazia. Il mondo globalizzato di Roma consegna ai secoli del Medioevo una struttura e una cultura urbanae che si sviluppa con esiti sorprendenti. Su queste basi l’Umanesimo italiano opera scelte che definiscono nuove idealità nella fondazione di centri comunali e signorili, cui contribuiscono per la prima volta teorizzazioni e riflessioni che coinvolgono l’organizzazione del territorio, la progettazione urbana, la nuova architettura all’antica.

Nell’affrontare il problema della continuità tra diverse scale di progettazione la cultura umanistica rivela tutta la sua modernità, con sorprendenti episodi di ampliamento e riconfigurazione (Urbino; Ferrara), e una rete diffusa di centri di nuova fondazione o “rifondazione”, dove si applicano e sperimentano prassi consolidate e nuove teorizzazioni (Pienza, Carpi, Giulianova, Cortemaggiore, ecc.).

Se per intere generazioni di studiosi Pienza ha rappresentato la materializzazione della “città ideale”, negli ultimi decenni il catalogo dei centri che più riflettono i caratteri architettonici e spaziali delle città immaginate dagli umanisti si è ampliato. Quali sono dunque i criteri per definire una “città ideale”, e come sono cambiati alla luce dei nuovi esiti storiografici?

La dimensione della “rete”, raramente applicata a questo genere di studi, favorisce la comparazione continua, mettendo in luce sovrapposizioni, processi di imitazione e competizione reciproca, e quindi anche di circolazione di modelli, di conoscenze e capacità tecniche, con risultati di grande omogeneità formale.

La “rete” propone una riflessione globale sul tema della progettazione della città del Rinascimento, nelle sue radici storiche e come fonte viva di riflessione per uno sviluppo contemporaneo sostenibile.

La “rete”, costituita da studiosi di diverse discipline umanistiche e architettoniche, si coordina con amministrazioni, musei e istituti culturali locali, proponendo attività di confronto e dibattito scientifico e di comunicazione e divulgazione sui temi della città, la sua storia, i suoi modelli, la sua gestione.

Il mito della “città ideale” nasce nel momento in cui la società industriale dell’Ottocento cerca riferimenti di crescita, ordine e sviluppo meno brutali, e si sviluppa fino ai nostri giorni nel segno dell’utopia e della sostenibilità.

Ma oggi, al di là delle proposte di urbanistica condivisa e consapevole, recuperare i valori di sperimentazioni complesse come quelle del Rinascimento può portare una riflessione più profonda sui temi dell’urbanizzazione di massa, i valori dell’inclusione, il rapporto tra città, architettura, e gestione democratica del territorio.

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